La creazione di un giardino comunitario come forma di recupero e condivisione cittadina.

Finalmente anche in Italia inizia a diffondersi una pratica che purtoppo ha faticato molto a arrivare nel nostro paese; il giardino comunitario (community garden). Nato negli Stati Uniti negli anni settanta, questo tipo speciale di coltivazione (che coltiva vegetali e buone idee allo stesso tempo) si è diffuso prima in Europa e poi in Italia. Alcune città italiane hanno addirittura una rete di contatti tra i vari 'contadini' e gestiscono comunità online e siti internet (a titolo d'esempio, a Milano ci sono le Rape Metropolitane – rape.noblogs.org), nonostante la burocrazia non collabori molto e rimanga ancorata alla lentezza delle procedure più adatta ad un'epoca preinformatica che all'attuale.
Il Giardino o Orto Comunitario infatti non è contemplato dalla legislazione italiana e in effetti attualmente non esiste una normativa che ne descriva la gestione e ne regoli o tuteli la produzione.

Tuttavia creare degli orti nelle aree abbandonate contribuisce a migliorare sensibilmente la vita degli abitanti di zone degradate delle città, non solo in quanto partecipanti attivi ma anche come fruitori di un miglioramento ambientale e estetico.

Il Giardino Comunitario può anche fungere da punto di incontro per talenti diversi e strati sociali disparati; ci può essere l'artista che aiuta a rallegrare lo spazio coltivato con le proprie opere e in questo modo guadagna visibilità, la famiglia che porta i propri figli a imparare ad avere un rapporto più diretto con la natura, il nonno che passa il tempo della pensione coltivando le rose più belle, e lo studente fuori sede a basso reddito che coltiva le zucchine perchè possono dargli una fonte di sostentamento a basso prezzo.

La creazione di un giardino comunitario richiede un briciolo di organizzazione tra cittadini e l'individuazione di un'area adatta per la coltivazione. La cosa più ut
tile innanzi tutto è informarsi se nella propria zona di residenza esistano già orti o giardini comunitari, e se il proprio comune prevede una regolamentazione in proposito. Una volta più coscienti della situazione nella propria città potremo organizzarci con amici, vicini e conoscenti per far fruttare, letteralmente, le arie abbandonate e inutili delle nostre periferie.

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